I poveri li avrete sempre con voi
Istruzioni per l'uso

Di Dante Balbo



I poveri cambiano, la povertà resta. Ma quale? Dall'osservatorio del Servizio Sociale di Caritas Ticino uno sguardo alla nuova Carità.

Eccoci di nuovo a parlare di poveri, in un occidente che di povertà ne ha troppa o troppo poca a seconda di chi scrive o pensa le leggi. La povertà come condizione sociale di masse intere è di sinistra, mentre come disgrazia un po' voluta a causa di una certa poca voglia di lavorare è di destra. Intanto l'uomo qualunque, che povero non si sente, ma nemmeno ricco, è sempre più confuso. A complicarci la vita è arrivata la televisione che i poveri li cerca, ci fa i documentari, li sbatte in prima pagina. Poveri lontani, delle grandi città, delle periferie dell'oriente e dell'occidente, così poveri che sembrano incurabili e quasi un prezzo da pagare per poter cambiare l'auto o comprarsi un nuovo elettrodomestico. Poi arriva la Crisi, una signora spaventosa che mangia di colpo le risorse, sconvolge i mercati finanziari, ma penetra anche nelle nostre abitudini. Allora i poveri ricompaiono vicinissimi, affamati e soli. Li incontrano i nostri sacerdoti, ancora punto di riferimento per la brava gente, li accolgono i servizi sociali, li scopertine/copriamo per strada, sono nostri amici, conoscenti che prima stavano bene e improvvisamente sono precipitati nei baratri che la Crisi genera nel destino di molti. Che dire ad un uomo che piangendo mi mostra le tasche vuote e mi confessa che si vergogna come un cane, ma domani non ha da dar da mangiare ai suoi figli? Qui in Svizzera, non a Nuova Deli!


VECCHI MODELLI

Questo sì che è un povero vero, uno che bisogna aiutare concretamente, mettendo mano al portafoglio, altro che preghiere per la sua anima! Questo sì che è il modello di povero che abbiamo in testa, quello senza soldi, senza casa, un po' barbone, un po' disgraziato, magari emigrante. E se noi apriamola borsa, ci sentiamo un poco più cristiani, un poco più umani e ritroviamo il Vangelo quotidiano. Non erano così anche i nostri vecchi, di famiglia numerosa e di buona volontà, pronti ad andare in America per cercar fortuna? Non sono così i poveri delle metropoli che vediamo in televisione, magari perché si sono ammazzati fra di loro per una dose di eroina? La voce di quell'uomo è come uno schiaffo alle nostre riviste patinate, alle nostre facce rasate e alle nostre pance piene e la prima reazione è quella di prendere il borsellino e mettergli in mano cento franchi, magari vergognandoci di averne così pochi in tasca in quel momento.


TROPPO BELLI PER ESSERE VERI

Ma se l'uomo in questione ha la malaugurata idea di venire a Caritas Ticino è "fritto". Lì ci sono degli operatori, quattro per la precisione, che cominciano a fargli domande, vogliono sapere se è domiciliato, se ha chiesto il sussidio per la Cassa Malati, se è in disoccupazione, se ha chiesto al suo collocatore di entrare in un programma occupazionale, se ha chiesto un sussidio al Comune per la casa, se ha domandato al Cantone l'assegno di prima infanzia, e via di questo passo, come un torrente, domande su domande, senza scucire il becco di un quattrino. "Insensibili, ingrati, poi dite di essere la Caritas, un organo della Chiesa, dove è finita la Carità?" È lo stesso povero di prima che parla, improvvisamente laureato in teologia e pronto a sfoderare citazioni evangeliche, oscillando fra la minaccia e l'implorazione di pietà per le bocche da sfamare.


IL GIUDIZIO DI SALOMONE

Forse ha ragione lui? Forse siamo diventati anche noi di Caritas Ticino dei burocrati dell'aiuto sociale, insensibili al richiamo evangelico per cui la nostra destra non deve sapere ciò che fa la sinistra? È tornata la povertà vera, quella con i vestiti stracciati e la fame cronica che fa diventare i bambini rachitici e noi non ce ne siamo accorti? Come per Salomone, il re della Bibbia, anche qui si tratta di due madri, due idee di povertà, per un figlio, la Carità. Decidere è difficile, soprattutto quando l'emergenza sembra senza appello. Eppure noi a Caritas Ticino, dal nostro povero osservatorio, che l'anno scorso ad esempio ha lavorato con 455 incarti, cioè ha affrontato 455 situazioni diverse, di persone o famiglie in difficoltà, diciamo che il problema è diverso, per cui differente è il modo di esercitare altrettanto pienamente la Carità.


NUOVI MODELLI


Il percorso che dobbiamo fare, ogni volta, anche noi, è quello di esaminare la situazione per quello che è, senza cedere al ricatto di vecchi modelli di povertà che abbiamo noi in testa e che rendono la persona che si rivolge a noi ancora più povera, perché prigioniera anche lei di questi schemi. La realtà è che oggi ci sono sì i poveri, magari come quello che abbiamo descritto, perché è un caso reale capitato qualche tempo fa qui al nostro servizio, ma la loro povertà non è di soldi, ma di mezzi, di informazioni, di strumenti per attingere a quelle risorse che tutti noi, come Stato o come società civile, mettiamo a disposizione di coloro che sono in difficoltà. Certo è più difficile orientarci nei meandri della legge, o scavare nella vita delle persone, per aiutarle a gestire meglio le loro risorse, magari dovendo dire loro che devono vendere l'auto o disdire immediatamente una carta di credito, perché non se la possono permettere. Ci sembra di essere invadenti, perché se qualcuno lo facesse con noi ci seccherebbe, ci sembra di essere poco cristiani, perché il nostro modello di benefattori è quello di S. Martino che si taglia il mantello senza chiedere al povero se è mai stato ad un mercatino Caritas.


CARITAS INSIEME, NON SOLO TELEVISIONE E RIVISTA

Questo slogan non è solo il titolo della nostra testata informativa, ma un modello di servizio sociale, oserei dire, il quadro di riferimento per l'intero Progetto Caritas Ticino. Caritas, solidarietà attenta all'altro, Insieme, con i poveri e non per loro, significa per noi anzitutto riconoscere la povertà che ci sta accanto, con la convinzione che finché il mondo sarà ostaggio della cultura non cristiana o abbandonato da noi cristiani, troppo tiepidi per cambiarlo, i poveri saranno sempre con noi, anche se cambieranno forma e modo di interpellarci. I poveri ci sono e forse sono ancora più poveri di un tempo, perché attorno a loro non c'è più una società solidale, mentre sono sempre più confrontati con la complessità di un mondo che cambia in fretta, fornisce informazioni sempre più ricche e più difficili da scopertine/coprire nel mare della comunicazione. Essere missionari fra gli emigranti significa aiutarli a districarsi in un paese che non conoscono, con documenti che non sanno neanche leggere, facendo con loro richieste che non osano pensare o che ritengono non siano un loro diritto. Oggi il servizio Sociale di Caritas Ticino, spesso si deve muovere allo stesso modo, perché i poveri che arrivano da noi, forse hanno le indennità di disoccupazione, ma non sanno a chi chiedere perché il loro sussidio per la Cassa Malati non arriva, oppure non sanno che è retroattivo. I più arguti potrebbero dirci che siamo degli specialisti della mungitura dello Stato e delle sue risorse, magari favorendo il parassitismo di gente che non ha voglia di lavorare. Un esempio per tutti valga a smentire quello che noi riteniamo sia un insulto e una idea restrittiva di come si può fare Carita s... "Insieme".


PRONTO CARITAS, ANZIANI E DISOCCUPATI SI INCONTRANO

Un servizio del settore di aiuto sociale di Caritas Ticino, nato in sordina, non troppo pubblicizzato, ma che comincia a dare i suoi frutti è quello che noi abbiamo chiamato Pronto Caritas. Si tratta in sostanza di mettere in contatto due realtà che noi tocchiamo con mano tutti i giorni: quella della disoccupazione, o meglio, dei disoccupati, e quella degli anziani che hanno bisogno di qualcuno per un aiuto a domicilio che supera le possibilità di un intervento di volontariato. Sempre più spesso capita che organizziamo contatti che poi si trasformano in occasioni reali di lavoro, magari temporanee, fra queste due situazioni apparentemente diverse, ma complementari. Una signora esce dall'ospedale e non ha nessuno che l'aiuti a casa, ha bisogno per qualche mese di qualcuno che stia con lei, perché ha paura di farsi male di nuovo, non riesce a fare la spesa e ad organizzarsi in casa come prima. Sarebbe contenta anche di pagare qualcuno che vada a casa sua, ma non sa dove rivolgersi. Un'altra signora è disoccupata, non trova lavoro e non è abbastanza qualificata per lavorare alla sua età. tutte e due incrociano il nostro Servizio Sociale ed è nata una soluzione valida per entrambe, che senza il nostro ponte, non si sarebbe realizzata. Non abbiamo chiesto sussidi a nessuno, eppure abbiamo risposto con un solo gesto a due bisogni, che cercavano solo il modo di incontrarsi, facendo Caritas Insieme.


ISTRUZIONI PER L'USO


Da questo numero vorremmo lanciare un'iniziativa, proprio per estendere questo nostro sguardo e fare con i nostri lettori qualche passo nella foresta della nuova povertà. Tutti coloro che incontrano situazioni di povertà ci possono scrivere o telefonare, per esporci i loro casi. Dalle pagine della rivista risponderemo, nel rispetto estremo delle persone coinvolte, per proporre soluzioni o strade diverse. Oppure proporremo noi semplici esempi, per affrontare i numerosi e vari problemi che oggi ci rendono la vita difficile.


MAMMA, CHE STRESS!

"Sono una giovane madre, sola, con un bambino piccolo. Se non lavoro non mangio né io né lui, ma se lavoro non mi posso occupare di mio figlio e gli orari del nido non mi consentono di conservare il posto di lavoro." Una domanda apparentemente semplice e senza soluzioni, ma che ci impegna in diverse direzioni: capire se non sia possibile attivare una rete di sostegno fra amici, parenti e volontari per garantire al bambino le cure necessarie, senza che la mamma perda il posto di lavoro; Chiedere alla mamma se ha fatto domanda per un assegno di prima infanzia, una volta accertatisi che ne ha diritto;
Chiedere se conosce il servizio di Mamme Diurne e se può permetterselo, oppure se non può chiedere i sussidi per attivarlo;
Chiedere se non possa concordare con il datore di lavoro orari diversi o più flessibili;
Capire se c'è un padre, perché è assente e, se il caso, perché non si può ricorrere al servizio Cantonale di Anticipo alimenti.

... e camminare "insieme" per trovare la strada migliore.